I contratti che possono legare un artista a una casa discografica sono di diverso tipo e con mille possibili sfumature, dovute alle situazioni e al contesto magmatico dell’attuale mercato musicale.
Possiamo comunque generalizzare raccogliendoli in tre macro-categorie.
- Il contratto in cast prevede che sia la casa discografica a produrre interamente il master audio e a occuparsi della promozione delle canzoni dell’artista, a cui verranno corrisposte royalties (ossia i ricavi ottenuti da ogni utilizzo dei brani) in base a quanto la sua musica avrà incassato. Le royalties variano generalmente tra il 3% e il 12%, a seconda dell’importanza dell’artista al momento della firma.
- Nel contratto di licenza invece l’artista (o il suo produttore, il suo manager, la sua piccola etichetta) rimane il produttore, e quindi proprietario del master audio, che consegna già pronto alla casa discografica in cambio di percentuali sulle vendite (royalties) e di supporto promozionale. In questo caso, la forchetta delle royalties è molto variabile e dipende dal tipo di promozione che la casa discografica mette in atto.
Nei contratti in cast o di licenza, spesso, alla firma, la casa discografica corrisponde all’artista anche un anticipo non rimborsabile, a mo’ di minimo garantito sugli incassi che l’azienda prevede di ottenere dallo sfruttamento della produzione musicale oggetto del contratto.
- Infine c’è il contratto di distribuzione, una forma meno vincolante del precedente contratto di licenza. L’artista resta il proprietario del master e gestisce in proprio anche la parte di comunicazione. La casa discografica si occupa semplicemente di distribuire sul mercato il prodotto. Nel caso di artisti importanti e con un pubblico significativo, anche qui può essere previsto un anticipo.
Fino a qualche anno fa erano molto utilizzati dalle case discografiche anche i cosiddetti contratti a 360°, che prevedevano che l’etichetta, in cambio del suo ampio supporto produttivo e promozionale, guadagnasse una percentuale su tutte le attività dell’artista e non solo su quelle strettamente legate al comparto discografico. È questo un tipo di contratto pensato per assecondare l’evoluzione delle major, che sono passate dall’essere semplici case discografiche a vere e proprie media company.
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Questo articolo è estratto da La Musica Attuale – come costruire la tua carriera musicale nell’era del digitale, di Massimo Bonelli.