La rivoluzione digitale ha investito ogni ambito del mercato musicale, su tutti il rapporto tra musicista e casa discografica.
La domanda esistenziale è sempre la stessa: cosa puoi fare da solo e per cosa è invece necessario l’apporto di figure esterne?
Vediamo quindi come sono cambiate le case discografiche, cosa possono fare per supportare il tuo progetto e in che misura ne hai bisogno.
LA CASA DISCOGRAFICA OGGI
La casa discografica è da sempre uno dei partner chiave nella carriera di un artista ma negli ultimi anni la relazione tra artisti ed etichette si è evoluta rispetto al passato.
Le migliori etichette discografiche oggi sono aziende di entertainment strutturate per offrire agli artisti servizi e vantaggi, dalla banale distribuzione all’intero sviluppo creativo della loro carriera. Nel mezzo ci possono essere la copertura dei costi di registrazione e di stampa, la capacità di favorire collaborazioni con altri autori e artisti, la produzione di materiali secondari (shooting, copertine, grafiche, siti web), la gestione e la copertura dei costi di marketing e comunicazione, la creazione di rapporti con brand commerciali o agenzie che curano la sincronizzazione della musica su film o spot.
Insomma, la quantità e la qualità dei servizi e dei benefici che un artista può ottenere da una buona casa discografica contemporanea è davvero notevole.
D’altra parte, alla luce della velocità con cui oggi la musica viene prodotta e consumata, un’etichetta discografica di rilievo tende a investire solamente su progetti che hanno già ottenuto dei risultati interessanti o hanno dimostrato di poterli raggiungere.
L’INTERESSE DELLE CASE DISCOGRAFICHE
“Oggi i recruiter sono alla ricerca di artisti già formati, con i fan e tutti i meccanismi di business avviati, in modo che possano aiutarli a scalare e aumentare la loro portata” dice Tommy Darker. “Se non ci sono prove che dietro a un artista ci sia un pubblico, è poco probabile che questo artista venga scritturato. Le etichette tendono a mettere sotto contratto musicisti già formati e usano la loro rete e il loro capitale per aiutarli a crescere.”
Per essere interessante agli occhi di una buona etichetta devi aver già consolidato un’identità musicale definita, sviluppato la prima parte del tuo percorso e aver raccolto un primo seguito di pubblico.
Le etichette più innovative e al passo coi tempi, quelle che hanno compreso appieno il loro nuovo ruolo di entertainment company, possono anche riuscire a inserire l’artista in una serie di circuiti che da solo farebbe molta fatica a intercettare. Di contro, queste realtà diventano nei fatti l’azionista di maggioranza degli introiti generati dall’artista che, con un buon accordo di distribuzione e di promozione con aziende o service professionali, potrebbe autogestirsi, guadagnare di più e mantenere il controllo della sua carriera.
Dunque, salvo casi molto particolari, ti conviene sviluppare autonomamente l’inizio della tua carriera, per poi porti il problema di un supporto discografico solo quando sarai interessante per le migliori e più quotate etichette discografiche su piazza.
UN ERRORE DA EVITARE
È uno dei grandi dilemmi di tanti artisti emergenti: ha ancora senso partire puntando direttamente all’autoproduzione di un album completo?Assumendomi la piena responsabilità di ciò che sto per affermare, la risposta è: certamente no.
Nella mentalità del musicista ancora immerso nel sogno dell’era analogica è radicata l’idea di dover realizzare fin da subito la versione definitiva delle proprie canzoni e di iniziare a commercializzarle in blocco il prima possibile.
Il musicista sente istintivamente il bisogno irrefrenabile di scrivere, arrangiare, produrre, mixare e addirittura stampare un intero disco prima di intraprendere qualsiasi altra attività ufficiale. Ma per un artista ancora ignoto al pubblico, lavorare a tutto questo, oggi, è solo un inutile spreco di risorse e di tempo. Non ha senso creare un prodotto musicale di cui nessuno sente ancora il bisogno.
Finché non hai un seguito importante e nemmeno una struttura professionale che creda in te e ti supporti, ha certamente più senso lavorare a un lotto di brani. L’album, come abbiamo visto, è un formato che ha perso il valore simbolico ed economico che aveva un tempo.
La produzione di un album completo è, infatti, agli antipodi dell’approccio lean startup, che prevede di testare e validare l’idea imprenditoriale prima di perfezionare e mettere in produzione il prodotto finale.
LA RICERCA DI UNA CASA DISCOGRAFICA
La ricerca di una casa discografica rientra quindi, a tutti gli effetti, nel concetto di da zero a uno, ovvero percorrere un primo tratto di strada in autonomia per poi poter sfruttare al massimo gli strumenti che professionisti preparati possono offrirti.
Approfondiremo nei prossimi articoli altri aspetti del mercato, del tuo progetto e delle figure professionali che possono aiutarti. Iscriviti quindi alla newsletter per non perderti i prossimi passi del Musicista Attuale.
Questo articolo è estratto da La Musica Attuale – come costruire la tua carriera musicale nell’era del digitale, di Massimo Bonelli