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Francesco Donadello e la voce di... Thom Yorke

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I più importanti produttori italiani ci spiegano che in studio un errore può fare la fortuna di una canzone. Qui Francesco Donadello del Calix Mastering di Berlino ci racconta cosa significa dover avere a che fare con Thom Yorke dei Radiohead.


Non ho un aneddoto così preciso come quello di Andrea o di Matteo, da quando faccio questo lavoro me ne sono capitati parecchi di, cosiddetti, happy accident ma puntualmente me li dimentico. Detto questo, negli ultimi anni mi sono trovato in situazioni piuttosto particolari. Nel 2011 ho lavorato con Thom Yorke, ero nel team di produzione di Monkeytown il disco dei Modeselektor dove Yorke cantava in due pezzi, “This” e “Shipwreck”. Quest’ultimo mi ha dato parecchi grattacapi.

Devi sapere che per un fonico l’intelligibilità di una voce è uno dei parametri più importanti: nel 90% dei casi, se non si capiscono le parole pronunciate da chi canta è un problema. Ecco, la voce di Yorke non era proprio chiarissima. Per me non era così fondamentale, sia chiaro, ma si trattava comunque di un ospite prestigioso all’interno di un disco importante, che avrebbe avuto una promozione di tutto rispetto e una visibilità a livello mainstream; è pur sempre la voce di Thom Yorke, qualche domanda in più te la poni, no?

Ho sudato sette camicie per trovare un modo di integrarla nel mix rendendola intelligibile. Dopo due giorni di lavoro ero piuttosto soddisfatto e gli ho mandato il pezzo finito. Yorke mi risponde dicendo “No, guarda, l’ho cantata apposta così, non si devono capire le parole. Non preoccuparti”. Ho rimesso la prima versione e la canzone è andata in stampa così. Secondo me non si capisce nulla (ride).


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