Negli ultimi tempi ci siamo soffermati peculiarmente sugli aspetti discografici riguardanti l’artista, dal CD fino a Spotify. Eppure non bisogna dimenticare che il mercato viene determinato anche da un altro attore: l’ascoltatore.
In un modo o nell’altro, i vari player tengono in considerazione il consumo dell’ascolto e, di fatto, elaborano strategie in modo da raggiungere più incisivamente la persona che acquista e/o ascolta musica. Dunque, la domanda sovviene spontanea: com’è cambiato l’ascoltatore?
COME ASCOLTIAMO LA MUSICA?
Secondo una ricerca di Recovery Data di fine 2018, il consumo all’ascolto si è modificato notevolmente rispetto a diversi anni fa in base a due fattori principi: lo smartphone e internet. Di fatto, con l’avvento e la diffusione di massa di queste nuove tecnologie, l’equilibrio in gioco si è spostato, facendo crescere l’entrata in scena di aziende che, precedentemente, non era pensabile. Tipo le case telefoniche.
Nonostante ciò, la radio resta lo strumento principale con il quale ascoltare musica (87%), anche se il 68% usa l’apparecchio analogico e il 35% si rifugia nel digitale. E, a proposito di digitale, crescono le percentuali per lo streaming audio e video: il primo si attesta al 75%, il secondo segue al 45%. Staccato di un punto percentuale (44%) c’è il supporto fisico: il 32% per il CD, il 28% per l’mp3, il 17% per il vinile. Già da questi primi dati, cominciamo a notare come l’ascoltatore sposti l’asticella sempre più verso il mondo dello streaming.
DOVE E QUANDO?
Bene, ora che sappiamo con quali strumenti l’ascoltatore si interfaccia alla musica, cerchiamo di capire le occasioni grazie alle quali ne fa uso. Come di consueto, la macchina resta il luogo privilegiato (66%), molto probabilmente grazie al mezzo radiofonico e al fatto che ognuno di noi, in un modo o nell’altro, passa diverso tempo in vettura. A seguire, al 63% troviamo la voce “A casa per rilassarci”, al 54% sia “Mentre cuciniamo o sistemiamo casa” (quindi, nel complesso, casalinghe) sia “Mentre andiamo a lavoro o a scuola”, al 40% “Mentre studiamo o lavoriamo”, al 36% sia “Ai concerti” sia “Mentre facciamo attività fisica” e, infine, al 19% “Prima di andare a dormire”.
In questo contesto, non risultano esserci differenze sostanziali con il passato. Se la radio è il miglior strumento d’ascolto, inevitabilmente vengono premiati i due luoghi peculiari del mezzo: la macchina e la casa. Le prossime evoluzioni in merito a questi dati li potremo osservare solo tra qualche anno, quando – ad esempio - nelle varie auto entreranno le web radio. Per il resto, possiamo ipotizzare che le varie percentuali non siano mutate così tanto dall’era del digitale. Certo, per le varie azioni elencate potrebbe esserci uno smartphone con la connessione a internet, il quale però può aver semplicemente sostituito chi c'era prima: il lettore mp3.
IL PROTAGONISTA DELLA STORIA: LO SMARTPHONE
Lo abbiamo anticipato a più riprese, ed è bene sottolinearlo: lo smartphone è stato uno degli strumenti che più ha cambiato il consumo dell’utente. Secondo le statistiche raccolte, infatti, il 90% degli individui che ascolta musica in streaming lo fa con questo apparecchio, anche se ogni fascia d’età ha una sua misura dissomigliante. Concentrandoci sul caso italiano, troviamo i seguenti risultati: 16/24 anni – 91%; 25/34 – 83%; 35/44 – 68%; 45/54 – 56%; 55/64 – 60%.
Complessivamente, se per le fasce più basse non troviamo grosse novità, balzano all’occhio i consumi decisamente significativi di persone con età avanzata. Segno che il consolidamento dello smartphone nell’uso quotidiano abbia determinato anche i consumi musicali di generazioni più lontane.
Si capisce, dunque, che lentamente l’ascoltatore è cambiato. Siamo, però, in una fase molto incerta, in un limbo evoluzionistico che ancora non si è compiuto. I prossimi anni saranno la chiave di lettura più idonea per studiare il consumo dell’ascolto che verrà, il quale ad oggi sembra decisamente orientato verso il mondo digitale.