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Il matrimonio tra artista e ufficio stampa

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La comunicazione è un’arma molto potente. Può smuovere coscienze, calibrare l’asticella dell’opinione pubblica e direzionare l’attenzione su un dato argomento. Anche nel campo musicale. Quando l’artista sceglie un ufficio stampa, è di fronte a un passo nevralgico della propria carriera.

Ma come si crea una ‘relazione’ tra ufficio stampa e artista? Abbiamo chiesto consiglio a Big Time, che da 18 anni cura la comunicazione di artisti di vario spessore, un roster imponente, che ha premiato il lavoro dei due fondatori, Claudia Felici e Fabio Tiriemmi.  “La Big Time ha sempre basato il rapporto con l’artista sull’onestà e sulla sincerità – mi rivelano Claudia e Fabio. Si cerca di far capire all’artista che l’ufficio stampa lavora per lui, ci si impegna a dare la massima visibilità all’interno di testate, radio e tv. Il rapporto si crea attraverso una collaborazione quotidiana, soprattutto quando si è in una fase promozionale perché ci si deve coordinare sui vari impegni e, se la comunicazione tra ufficio stampa e artista è limpida e chiara, anche il lavoro di tutte le parti del team risulta ben oliato ed efficiente”.

Ma come si mantiene nel tempo questo rapporto? “Come ufficio stampa cerchiamo sempre di tenere l’artista aggiornato, di mantenere un contatto continuo e di far capire che il nostro lavoro va sempre nella sua direzione. C’è grande dialogo, anche quando qualcosa non va se ne parla o quando c’è bisogno di dare qualche consiglio si fa con grande sincerità e chiarezza. Non serve impostare un atteggiamento di adulazione con l’artista ma bisogna parlare di tutto, in particolare degli aspetti da migliorare e su cui lavorare. Anche una brutta recensione può essere stimolante e un motivo di autocritica costruttiva. Altra cosa fondamentale per un lungo rapporto è la cura che l’ufficio stampa deve avere nei confronti dell’artista, l’attenzione quotidiana che nel tempo può creare una collaborazione salda e duratura”.

Poi, però, può capitare che i rapporti professionali diventino umani. “Durante la promozione di un disco o di un tour l'ufficio stampa e l'artista sono a stretto contatto, c'è un dialogo quotidiano quindi sicuramente si crea un rapporto di fiducia reciproca. Naturalmente, in generale, gli artisti sono tutti diversi tra loro e con alcuni ci può essere un rapporto più cordiale e formale e con altri un rapporto molto più stretto. Tendenzialmente, l’approccio della Big Time, è quello di grande vicinanza all’artista, il contatto professionale è in genere legato ad ammirazione e stima reciproche e questo, inevitabilmente, porta ad un affetto che, soprattutto per le collaborazioni che durano da anni, sfocia in rapporti di grande spessore umano, oltre che professionale”.

Un dialogo quotidiano che porta l’ufficio stampa ad avanzare qualche consiglio all’artista. Ma quali? “Innanzitutto si cerca di creare intorno all'artista uno staff che lavori per lui sui vari aspetti della comunicazione. Quello su cui noi puntiamo molto è il fatto di far capire che l’artista deve suonare il più possibile dal vivo, questo è il modo più diretto ed efficace di fare autopromozione. Un consiglio che diamo agli artisti è sicuramente quello di stare con i piedi per terra, spieghiamo loro che il lavoro deve essere una collaborazione da parte di tutti e che i risultati sono legati l'uno all'altro, facendo un passo alla volta. La promozione è un lavoro, sia per l’ufficio stampa, che deve organizzare e fissare interviste e appuntamenti per arrivare alla massima visibilità sui media, sia per l’artista, che deve rispettare i vari impegni promozionali e portarli a termine al meglio. Un altro consiglio che da ufficio stampa diamo ai nostri artisti, infatti, è proprio quello di essere puntuali, precisi e lucidi in questa fase perché la promozione è parte integrante del lavoro dell’artista, tanto quanto fare un disco e salire sul palco”.

Mettiamo caso che ci si imbatta in concerti che non registrano un gran numero di partecipanti. Come reagisce un ufficio stampa? “Non sempre la grande accoglienza della critica coincide con una grande affluenza di pubblico e, viceversa, può succedere che un artista molto seguito nei live non abbia invece grande riscontro nei media. Non è detto neanche che un pubblico minore sia sintomo di scarsa qualità perché magari un progetto molto valido non ha grande seguito ma semplicemente perché è più di nicchia o di più difficile fruibilità. Quindi le variabili sono molte e i fattori che decretano il successo di un concerto sono eterogenei. Dunque, quello che può fare l'ufficio stampa nel caso di una bassa affluenza di pubblico ad un live, è analizzare i problemi, valutare le variabili che si sono verificate e cercare di migliorare gli aspetti problematici. Ci si impegna, dunque, per una promozione il più possibile completa e capillare, tuttavia i fattori che determinano il successo di un evento non sono legati esclusivamente al lavoro di promozione”.

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