Per chi non fosse dell'ambiente, nel campo degli addetti ai lavori Carlotta Zuccaro è un nome molto noto nel dietro le quinte.
Ma di lei sul campo non ha nemmeno una foto: “Devo lavorare su questa cosa”, mi dice al telefono, ridendo. A testimoniare la sua ampia conoscenza del mestiere, però, ci sono i fatti: si occupa di PR e ufficio stampa (e non solo) ab illo tempore e tutt’ora collabora con Home Festival, IULM, Metatron e Sziget Festival.
Perciò, se vogliamo parlare di chi opera dalla parte opposta del palco, bisogna pensare a lei. La chiamo con l’intento di affrontare due temi, cominciando dai materiali fondamentali da inserire nei presskit degli artisti. Per Zuccaro la parola chiave è bio, “possibilmente non scritta in prima persona, altrimenti diventa uno sfogo psicologico, perché magari uno ci butta dentro sensazioni e non dati concreti. Poi, se sei un nome nuovo, non consiglierei di partire da quando hai iniziato a suonare la chitarra, che fa un po’ ridere. Fa più effetto per un gruppo già affermato. Meglio iniziare dalle prime cose ufficiali, come da quando si è formata la band”.
Questione molto discussa è il brano allegato al presskit. A tal proposito, ci sono diverse scuole di pensiero: chi inserisce un link esterno, chi lo mette direttamente in mail, chi su piattaforme esterne e così via. “Se devo guardare il rispetto al diritto d’autore e tutto quello che ne comporta - chiarisce - ti direi che, sicuramente, usare un link esterno con una password per poter ascoltare il brano, senza poterlo scaricare, è la cosa migliore. Anche perché ci sono un sacco di giornalisti che si fanno un super archivio di pezzi mai acquistati. Io farei il link, poi è anche importante appoggiare la volontà degli artisti”.
Ecco, ma le giovani band come si approcciano a tutto questo?
“C’è una forma di inesperienza, ho visto di tutto, parte il momento creatività. Secondo me, ci sono delle regole ben precise per fare tutto questo. Oltre a una bio, è importante avere una foto orizzontale e una verticale, dare la possibilità di far ascoltare al giornalista il singolo, l’ep o il disco, che ci sia un comunicato dove si spiegano il progetto e i pezzi. Io sono una feticista dei testi, posso dirti che una delle cose che mi piaceva di più fare quando scrivevo presskit era chiedere alle band una sorta di analisi e spiegazione delle loro canzoni, e da lì io a ritradurla in una forma più giornalistica. Ora ho notato che questa cosa si usa molto meno”.
La parola bio riecheggia più volte durante la chiacchierata. Pertanto, visti i tempi che corrono, le leggi del web, i brevi tweet, mi viene da domandarle quanto deve essere lunga una biografia dell’artista. “Innanzitutto, per qualsiasi forma di testo, sconsiglio di superare una pagina. Prendiamo come esempio Ermel Meta. Non è che devi partire da quando ha iniziato a suonare il piano alle elementari, ma da quando ha vinto Sanremo, che è il nodo che gli ha cambiato la carriera. Quello che è successo prima uno lo potrà raccontare nella biografia di un libro, in un’intervista… lo potrai raccontare poi. È come il curriculum vitae: non è che il direttore d’azienda parte da quando faceva il barista. A un certo punto vanno tolte delle cose, perché sono delle considerazioni che non sono più importanti per quello che stai facendo in questo momento, ma parli dell’ultima parte che ti è più rappresentativa. Stessa cosa per le band. Meglio cinque righe, ma cinque righe come Dio comanda".
Chiudiamo un capitolo per aprirne un altro. Perché un ulteriore strumento strategico (e una lama a doppio taglio) è l’accredito, e il conseguente peso economico. Come si gestisce tutto ciò? “Dipende se parliamo di un evento, di un festival, di un live di un artista emergente o affermato, ci sono diverse variabili. Diciamo che la valutazione è nel momento in cui quello che ti do ha valore economico. Con l’accredito occupi un posto che io non vendo, deve far sì che sia funzionale alla promozione dell’oggetto in questione”. E allora proviamo a fare un esempio: una band emergente si esibisce all’Alcatraz ed è previsto il sold out. In base a questo, in linea generale, quanti accrediti vengono dati e in base a cosa? “In genere si considera una percentuale calcolata in base alla capienza. Questa percentuale può crescere se le vendite vanno male o può scendere nel momento in cui, magari inaspettatamente, le vendite dovessero andare molto bene, e quindi dici ‘Ok voglio vendere un po’ di più e bado meno agli accrediti’. Poi questa percentuale si divide in ‘utilizzo band’ e ‘utilizzo promozionale’, quest’ultimo non sono parenti e amici, ma interlocutori che potrebbero essere utili per la carriera dell’artista, che sia un giornalista, un produttore, un discografico”.
Avete preso appunti?