I più importanti produttori italiani ci spiegano che in studio un errore può fare la fortuna di una canzone. Qui Macro Marco ci racconta una magia successa durante le registrazioni di “In un mare di niente”, di CRLN.
Quando abbiamo iniziato a lavorare sul nuovo (e primo) album di CRLN, abbiamo deciso di scrivere tanto. Volevamo avere la possibilità di scegliere tra una rosa, non solo di brani, ma anche di sfumature di suono, più ampia possibile. Tanto, alla fine, sei sempre consapevole del fatto che IL pezzo, quando ti passa davanti, lo riconosci subito.
Così è stato per “In un mare di niente”. IL pezzo c'era. Avevamo il groove, avevamo la melodia, avevamo il testo, ma... mancava qualcosa. Io sono di quella razza di produttori che, solitamente, tende a levare, a pulire e a semplificare le strutture dei brani e mi mette sempre un po' in difficoltà l'idea di aggiungere qualcosa di importante, se non lavorando attorno ad elementi che siano stati, istintivamente, buttati giù nella fase di composizione. Ahimè, non era questo il caso. Con Carolina ed Alberto Brutti (che hanno, a quattro mani, composto il brano), abbiamo deciso di farlo respirare e metterlo da parte per un po'. Ogni tanto capita che, purtroppo, IL pezzo, alla fine, non si concretizzi. Ma dentro di noi sapevamo che non poteva essere questo il caso.
Un giorno, riascoltando altro materiale della rosa di cui sopra, ci siamo trovati, quasi per caso, a parlare di una bozza di un brano, che non era stato scritto per il disco, ma per tutto un altro progetto. L'abbiamo ascoltato e... magia. Nel provino erano nascosti dei vocalizzi di CRLN che hanno subito attirato la nostra attenzione. In pochissimo tempo ci siamo trovati a spostarli, come se niente fosse, nel progetto di “In un mare di niente” e a modificarli, giocando su delle variazioni di tonalità e trattando quegli spezzoni di voce (neanche registrati in studio) come uno strumento vero e proprio.
Ci siamo subito resi conto di avere, finalmente, IL pezzo, finito, proprio come lo immaginavamo. Di solito si dice che “chi cerca, trova”, ma il bello del nostro lavoro, quando non viene fatto come compito a tavolino, è che tante volte è un suono a cercare te, e non c'è più bella cosa di farti trovare, anche per sbaglio.