Nell’era digitale, realtà come YouTube, Apple Music e Spotify si sono trasformate nelle principali piattaforme dove è possibile accumulare visualizzazioni e stream, che non sono solo indice di popolarità, ma anche di guadagno.
Ma quanto si guadagna dagli ascolti e visualizzazioni in rete? Le piattaforme, soprattutto negli ultimi tempi, stanno sempre più regolamentando il loro funzionamento interno seppur in maniera non del tutto adeguata. Al centro, vi è il discusso “value gap“ ovvero la discrepanza tra gli introiti generati dallo sfruttamento online delle Opere e quanto viene riscosso dagli Autori ed aventi diritto.
YouTube promette di pagare all’incirca 1$ per ogni 1.000 visualizzazioni, mentre piattaforme come Spotify ogni 130 riproduzioni riconoscono 1 download.
Dando per scontato che questi siano i numeri reali, è evidente che il “gap“ esiste e se da una parte gli Artisti vorrebbero veder riconosciuti pienamente i loro diritti economici, i colossi della musica online fanno leva sul fatto che se smettessero di fornire l’accesso alle Opere, la maggior parte degli utenti migrerebbe verso altri servizi, magari illegali, provocando danni agli Autori.
Ovvero, detto in soldoni: meglio poco, che niente!
Quale sarebbe una soluzione a tutto questo?
Accettare l’esistenza del “gap” ed una Legge Europea che vada a scardinare alle multinazionali il potere di gestire contenuti protetti. Ma come spesso accade, il legislatore si caratterizza per la sua lentezza mentre la tecnologia, per la sua velocità.