Il 26 giugno i Pearl Jam hanno chiuso il tour italiano allo stadio Olimpico di Roma con la cover di “Imagine” di John Lennon, assieme a messaggi di sfiducia nei confronti delle politiche anti-migranti del Belpaese: #apriteiporti e #saveisnotacrime.
E, invece, apriti cielo.
La band americana è stata aspramente contestata su più fronti. Il primo, quello di Rita Pavone su Twitter: i Pearl Jam si devono occupare solo di ciò che accade negli USA. Sempre su Twitter gli fanno eco il ministro dell’Interno Matteo Salvini (“Onore a Rita Pavone, che non si inchina al pensiero unico”) e la leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni (“Andiamo a prendere i barconi degli immigrati e portiamoli al party esclusivo degli stessi Pearl Jam organizzato in Costa Smeralda”).
Se non sei italiano, non puoi più avere neanche il diritto all’opinione. Zitto e muto. E allora restiamo "a casa nostra", perché gli artisti tricolore che si sono esposti sull’immigrazione sono stati molti, principalmente utilizzando i social newtork. All’inizio dell’anno, il 20 gennaio, in riferimento allo slogan populista “Aiutiamoli a casa loro”, Fiorella Mannoia replicò così: “Ognuno a casa sua ma deve valere anche per noi. […] andiamocene tutti, multinazionali del petrolio, delle armi, del cibo, trafficanti di diamanti, di organi, di coltan, di oro, di rifiuti tossici… Andiamocene via dall’Africa”.
Con un balzo in avanti, arriviamo al 15 giugno, data in cui Gemitaiz ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it sulla questione immigrazione: “Il razzismo è come il nazismo, dobbiamo andargli contro. […] Ho trovato un sacco di ragazzi piccoli, gente che sente la mia musica, che sostiene lui - Salvini - piuttosto che me. […] Gente che mi ha scritto ‘Vedremo quando tua sorella o tua cugina sarà stuprata da un negro, cosa succederà’ ”.
Anche sulla vicenda Aquarius, diversi artisti italiani hanno detto la loro. Il tweet di Ermal Meta: “629 vite sospese. Bisognerebbe fare a gara a chi li salva e non a chi li abbandona. È l’Europa a sembrare una nave alla deriva. E tutti noi ci siamo sopra”. Vasco Brondi su Instagram ha postato la foto di un cartello con scritto “Quando milioni di poveracci sono convinti che i propri problemi dipendono da chi sta peggio di loro, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti”. Colapesce su Facebook: “Quel che sta accadendo è raccapricciante, non serve aggiungere altro che: fascisti. Senza se e senza ma, mi vergogno di essere italiano in questo momento”. Gli fa eco Francesca Michielin, che in un lungo post si è definita “inorridita” dai fatti. Anche la rivista RollingStone ha preso posizione, dedicando la copertina di luglio ai colori della bandiera della pace, con un simbolico messaggio: “Noi non stiamo con Salvini (Da adesso chi tace è complice)”.
Ma cosa accadrebbe se la politica anti-immigrazione investisse anche la musica? La chiusura dei porti, ovviamente. Non prevediamo il futuro, ma qualche ipotesi la possiamo fare.
Così, per gioco, abbiamo preso due classifiche di Spotify - Top 50 Italia e Viral 50 Italia - e le abbiamo private degli artisti stranieri. Qual è il risultato?
Per Top 50 assistiamo all’espulsione coatta di gente come Alvaro Soler, Maroon 5, Nicky Jam, Dua Lipa e Drake. Come se non bastasse, si bloccano i featuring internazionali (salutiamo il primo posto, “Amore Capoeira” di Takagi&Ketra, Sean Kingston e Giusy Ferreri).
Cosa resta? Medaglia d’oro a “Nera” di Irama, seguito da “Tesla” del trio Capo Plaza, Sfera Ebbasta e DrafGold e da “Italiana” con J-AX e Fedez. Inoltre, ci sarebbero altre scalate: i Maneskin (dalla 13esima all’ottava), i TheGiornalisti e la Dark Polo Gang (rispettivamente 16esimi e 18esimi, andrebbero sopra la Top 15). Più giù, salirebbero Elettra Lamborghini (adesso 31esima), Coez (43esimo) e Shade (48esimo).
E Ghali? Addio, ha origini tunisine: niente più “Ne è valsa la pena” (22esimo), “Cara Italia” (37esimo) e “Zingarello” (42esimo).
Il podio della Viral 50, invece, resterebbe invariato ai primi due posti (“Dormi?” di ondaGranda, Dargen D’Amico e Emiliano Pepe; “Condorello” di Pippo Sowlo, Mortecattiva e Christian De Seeker). Ma dal basso verrebbero cassati Drake, Michael Jackson e, ancora una volta, Alvaro Soler, per far posto a Il Signor Franz (medaglia di bronzo) e Baby K (quarta posizione).
Chi ricoprirebbe gli spazi lasciati liberi dagli stranieri? È una previsione difficile da fare. Il danno? Si andrebbe a creare uno scenario ripetitivo, in quanto verrebbero persi i valori delle influenze sociali (pensiamo al rock e al rap) e degli esperimenti artistici di nicchia (jazz e soul) provenienti dall’estero. Senza un continuo ricambio di idee, che anche noi diamo al di fuori dell’Italia, non è ipotizzabile uno sviluppo artistico e culturale.